Una scuola nel carcere minorile di Bvumbwe

articolo pubblicato da “OPAM – Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo”

 

Occuparsi di riabilitazione dei giovani carcerati è un’opera di misericordia e il mezzo per ridare dignità e speranza a chi spesso dalla vita ha avuto ben poco.
La scuola è lo strumento più efficace per la loro crescita umana.
Sono Anna Tommasi, una missionaria F.A.L.M.I. (Francescane Ausiliarie Laiche Missionarie dell’Immacolata) e lavoro in Malawi dal 2002, nell’Arcidiocesi di Blantyre. Nel 2003 ho cominciato il mio servizio di volontariato presso alcune carceri con una speciale attenzione ai minorenni.
La prima esperienza è stata nel carcere di Chichiri, una prigione dove sono letteralmente stipati più di 2.000 detenuti, costretti a rimanere seduti a terra la notte mancando perfino lo spazio per stendersi sul pavimento per dormire. L’unico pasto giornaliero a base di polenta di mais e grosse lenticchie bollite non sempre viene distribuito.
La maggior parte dei carcerati, tra cui molti in attesa di giudizio, passa giorni, mesi, anni in ozio assoluto. Infatti sono pochi quelli che sono impegnati in qualche attività ( cucina, orto, pulizie, falegnameria, ecc). Sono i poveri quelli che più spesso vengono arrestati. Persone in grave situazione di bisogno: malati di AIDS, emarginati, gente in miseria che non sa come sopravvivere, ragazzi orfani o con i genitori separati, che non hanno avuto la possibilità di frequentare neppure la scuola elementare.
E allora piccoli furti al datore di lavoro che non paga, risse, violenza sessuale, omicidio colposo in stato di ubriachezza, ecc. E se non puoi pagare non ci sono avvocati difensori in tribunale. E resti in carcere in attesa di giudizio. Ignoranza e delinquenza vanno spesso a braccetto.
Nel passato i ragazzi avevano una sezione nel carcere di Chichiri ma era pesante lo sfruttamento degli adulti sui più giovani, perciò quattro anni fa l’Amministrazione carceraria ha deciso di creare un centro di riabilitazione per i ragazzi, riunendo tutti i ragazzi del Sud Malawi nel carcere di Bvumbwe, vicino a Blantyre. Fuori è stato cambiato il cartello. Invece di “Prison” hanno scritto “Rehabilitation Centre”, ma la sostanza non è cambiata e ai ragazzi non viene offerto niente per la loro riabilitazione se non il lavoro dei campi. A Bvumbwe ci sono oltre 200 ragazzi solo maschi, dai 15 ai 21 anni, di cui oltre la metà non ha mai frequentato una scuola, mentre quelli che hanno raggiunto le superiori non superano la decina.
Convinta che la scuola è uno dei mezzi privilegiati per formare la persona, col permesso e l’approvazione del “Chief Commissioner for Prisons”, ho avviato un programma scolastico completo (primaria e secondaria) per i ragazzi che desiderano frequentare la scuola.
Crimine ed ignoranza vanno di pari passo e più della metà dei nostri ragazzi non ha finito neanche la terza elementare. Questo è il motivo per cui da sei anni porto avanti il progetto educativo grazie alla collaborazione di tante persone di buona volontà.
La scuola è, a mio avviso, uno dei mezzi più efficaci per aiutare i ragazzi ad avere un futuro diverso. Il risvolto quanto mai positivo è vedere che ogni anno il numero dei ragazzi che frequentano la scuola aumenta. Gli insegnanti sono un gruppetto di 6 giovani ben affiatati che si dedicano con passione e serietà a questo compito importante. Gli stipendi che posso offrire sono al di sotto della media, ma sanno che tutto quello che posso fare è dono della carità, quindi accettano anche questi limiti. Per i ragazzi detenuti sono un esempio che certamente li stimola a guardare al futuro in modo positivo. 
Agli altri viene offerta la possibilità di imparare a cucire, falegnameria e lavorazione di lamiere zincate per fare pentole, secchi, annaffiatoi, ecc. Abbiamo inoltre organizzato squadre di calcio e di pallavolo, offrendo ai ragazzi la possibilità di uscire e di interagire con i loro coetanei. Sono stati fatti tanti passi in avanti ma è ancora lungo il cammino che porta al rispetto dei diritti umani fondamentali di chi è privo della libertà e ad un programma riabilitativo ben articolato. Persone generose mi hanno sostenuta in questo non facile compito ma mi trovo sempre in difficoltà quando si tratta di pagare gli stipendi degli insegnanti.