Sono tornata da poco dalla visita al carcere di Chikwawa, una delle undici prigioni che visitiamo ogni mese, e mi viene spontaneo dare uno sguardo alla giornata e considero che nella maggior parte dei nostri viaggi si realizza un’opera di misericordia molto insolita, forse unica nel suo genere, ed è quella di traportare i carcerati. Proprio così! Anche stamattina sono riuscita a far entrare nel furgone della mia macchina 10 carcerati più due guardie che li accompagnavano e un mio collaboratore. Davanti c’ero io al volante e due nostri ospiti dall’Italia alquanto sorpresi per tale trasferta. La sorpresa ha poi raggiunto l’apice quando ad aprirci il cancello della prigione è venuto un carcerato!
Il sistema carcerario del Malawi non ha i fondi necessari né i mezzi di trasporto per fare spostamenti frequenti di pochi detenuti e allora viene in aiuto la mia macchina in occasione delle mie visite mensili. Non importa se viaggiano tutti pigiati come in una scatola di sardine, sono ugualmente felici di avvicinarsi a casa. Oggi abbiamo scaricato 10 detenuti nel carcere di Chikwawa e ne abbiamo riportato indietro cinque di cui quattro per prepararsi agli esami di stato che si tengono a Chichiri e uno per una condanna a lunga detenzione. Cosa che si ripete sovente perché nelle carceri più piccole non c’è sufficiente sicurezza.
Nel carcere di Chichiri, che attualmente ospita oltre 1900 detenuti, c’è sempre chi chiede quando vado a visitare le altre carceri e si mette in lista di trasferimento presso l’ufficiale incaricato del welfare dei detenuti all’interno del carcere. La maggior parte chiede di avvicinarsi a casa andando nella prigione più vicina in modo che i parenti li possano visitare e portare qualcosa di diverso da mangiare. Altri, che sono venuti nel carcere della città a motivo del processo, per sostener gli esami di scuola o per malattia, chiedono di ritornare da dove sono venuti. Altri li trasportiamo perché sono malati e nel carcere di Chichiri abbiamo una infermeria dove possono avere tutte le cure che altrove mancano. In tali casi io stessa chiedo con insistenza che mi concedano di portare i malati dove li possiamo assistere con amore e competenza.
Nelle carceri del Malawi non è previsto niente di particolare per chi è malato, eccetto le medicine. Ma un malato ha bisogno di cibo diverso adatto alla sua salute, di un letto dove riposare bene, di un ambiente igienico ecc. e tutto questo lo possono avere nella infermeria che ho potuto far costruire nel carcere di Chichiri con l’8 x1000 alla Chiesa Cattolica Italiana.
Durante la nostra visita abbiamo donato a tutti i 430 detenuti un pezzo di sapone per lavare e lavarsi. E’ poca cosa ma per loro molto preziosa perché di rado ricevono il sapone. Abbiamo dato dei vestiti ad alcuni detenuti che stanno per uscire e non hanno niente di decente da mettersi addosso per tornare tra la gente. Abbiamo distribuito pesce secco e zucchero per i malati di TBC e sieropositivi perché in prigione hanno un pasto al giorno: polenta e legumi bolliti.
Ai detenuti che insegnano volontariamente nella scuola primaria e secondaria abbiamo rivolto parole di incoraggiamento e di plauso per il loro prezioso servizio. Ai cattolici abbiamo offerto qualcosa in più in quanto membri della nostra famiglia. A tutti abbiamo donato un sorriso e una parola di conforto assicurandoli che Dio li ama e non si dimentica di loro. Solo desidera e chiede la nostra conversione.
Oggi avevamo pure un regalo per la falegnameria del carcere. Da tempo ci avevano chiesto attrezzi per far funzionare la falegnameria. Abbiamo quindi portato pialle, martelli, seghe, squadre e altro grazie ad un contributo ricevuto dalla Caritas Italiana per aiutare carcerati ed ex-carcerati a lavorare secondo i loro talenti e preparazione.
Sono stanca, questa sera, ma in cuore ho la gioia di aver incontrato Gesù che ci ha detto “…ero in carcere e siete venuti a visitarmi…” Non ha specificato se era colpevole o innocente, soltanto che era dietro le sbarre e noi non lo abbiamo giudicato, non lo abbiamo emarginato, non lo abbiamo disprezzato, ma siamo andati per donare aiuto, conforto e speranza.
Il cuore è pure ricolmo di riconoscenza verso tutti coloro che con sacrificio e generosità ci aiutano materialmente e ci sostengono spiritualmente con la loro preghiera. Insieme a loro offriamo il dono della misericordia di Dio a tanti fratelli che soffrono nel corpo e nello spirito.