da “OPAM- Opera di promozione dell’alfabetizzazione nel mondo”
articolo di Letizia Custureri
Ciclicamente si parla del problema delle carceri, della delicata situazione in cui
vivono uomini e donne, di quanto si possa fare e di quanto sia giusto vedere la
pena, non solo come espiazione di una colpa, ma come recupero di un individuo che ha sbagliato, offrendogli una possibilità di futuro anche attraverso l’impegno del lavoro e dello studio. Di tutto questo si parla in Italia, Paese dove almeno i diritti fondamentali sono considerati irrinunciabili.
Cerchiamo ora di immaginare la situazione carceraria di un Paese lontano come il Malawi. Ci aiuta in questa difficile impresa una donna italiana, Anna Tommasi, che ha dedicato tutta la vita al servizio del prossimo. Anna è una missionaria F.A.L.M.I. (Francescane Ausiliare Laiche Missionarie dell’Immacolata) e lavora in Malawi dal 2002. Dal 2003 opera anche nell’ambito delle carceri. Venne anni fa nei nostri uffici per chiedere un contributo per la costruzione di due scuole materne rurali per 90 bambini (Prog. 1746/2009) e così facemmo la sua conoscenza.
Il Malawi è tra i Paesi più poveri dell’Africa anche se non travagliato dalle
guerre. Poveri e persone in grave difficoltà: malati di AIDS, emarginati,
soprattutto ragazzi orfani e che non hanno mai frequentato la scuola. A volte
compiono piccoli furti e risse: reati che giustamente vengono sanzionati ma che aprono le porte alla prigione, l’ “Università del Crimine”.
La prima esperienza di volontariato nelle carceri Anna Tommasi l’ha fatta nella
prigione di Chichiri, dove circa 2.000 detenuti vivono in condizioni disumane: la
notte, mancando lo spazio per potersi stendere, dormono seduti a terra uno
accanto all’altro. La maggior parte dei detenuti trascorre le giornate, i mesi,
spesso gli anni in ozio assoluto, non essendovi la possibilità, per tutti, di
impegnarsi in qualche attività. Fino a qualche anno fa, i “detenuti ragazzi”
vivevanoin una sezione dello stesso carcere degli adulti, venendo da questi
sfruttati intutti i modi.
Ora l’Amministrazione ha creato un centro di riabilitazione per i ragazzi,
riunendo tutti quelli del Sud Malawi che si macchiano di un reato, nel carcere
di Bvumbwe, vicino a Blantyre.
Da “Prison” il luogo dove vengono detenuti i ragazzi diventa
“Rehabilitation Centre”, ma purtroppo la sostanza non cambia e non viene
offerto nulla per il loro ricupero se non il lavoro dei campi.
Anna è riuscita con la sua tenacia ad ottenere di avviare dei veri corsi scolastici
in carcere. Abbiamo continuato a collaborare con lei contribuendo al
finanziamento degli stipendi a quattro insegnanti, dando così la possibilità a molti ragazzi di frequentare una “scuola” nel carcere minorile di Bvumbwe (Prog.1785/2009). Era un piccolo passo, un primo seme per la realizzazione di un “grande progetto”. Anna, con le sue sole forze e con l’amore per il prossimo, va avanti, crede in quello che fa, è convinta che la scuola sia uno dei mezzi
privilegiati per formare la persona, per aprire la mente, per arrivare a capire
anche gli errori fatti.
Con il permesso e l’approvazione del “Chief Commissioner for Prisons” avvia un programma scolastico completo. A questo aggiunge corsi di falegnameria e
cucito, lavorazione di lamiere, un coro e lo sport: ottimo mezzo di
trasformazione caratteriale.
Organizza squadre di calcio e di pallavolo, ottenendo il permesso
per i ragazzi detenuti di uscire e di interagire con i loro coetanei, facendo
assaporar loro un po’ di libertà in attesa di quella definitiva. Ma il seme, che non
va perduto, frutta e pian piano ai ragazzi che desiderano studiare si può dare la
possibilità di seguire la scuola dalle elementari alle superiori (Prog.1858/2011).
Uscire dal carcere con il diploma di terza media o scuola superiore può fare la
differenza! Alla fine di settembre di quest’anno Anna Tommasi, di passaggio a
Roma, ci è venuta a trovare. Complimentandoci con lei dei risultati raggiunti in
questi anni, abbiamo valutato assieme la possibilità di aiutare alcuni ragazzi una
volta usciti dal carcere, scelti tra i più portati e motivati agli studi. E’ nata così
l’idea di aprire una nuova adozione di gruppo: “I ragazzi di Luchenza”.
Il gruppo è costituito per ora da 5 ragazzi che hanno finito di “pagare il loro debito” alla società e che, usciti dal carcere, devono ancora terminare la scuola superiore.
Attraverso il lascito di un nostro benefattore siamo riusciti a inserire questi
studenti nel Convitto “Sakata Secondary School” nella città di Luchenza, dove
potranno con tranquillità finire gli studi e prepararsi ad affrontare il futuro.
L’ambiente della scuola è molto semplice ma gli insegnanti sono ben preparati.
All’interno ci sono una biblioteca ed un laboratorio che altre scuole non hanno.
Tutti i ragazzi avranno assicurato, per gli anni necessari al conseguimento del
diploma: retta scolastica, vitto, alloggio, materiale scolastico, divisa ,
abbigliamento di base, spese per i trasporti (per avere la possibilità di
raggiungere la famiglia nei periodi di vacanza), spese per la cura della persona e una piccola paghetta.
Il progetto di adozione di gruppo durerà tre anni. Può sembrare una goccia nel
mare l’aiuto dato a 5 ragazzi, ma noi sappiamo che è molto di più: per loro è
speranza nel futuro, è gratitudine, è fiducia verso il mondo, è ricevere giustizia,
è capire di aver sbagliato ed esser grati di essere considerati ancora persone. Il bene è contagioso: con buone probabilità questi ragazzi restituiranno ciò che
hanno ricevuto. Anna visita regolarmente otto carceri e quando la vedono
arrivare dicono: “E’ arrivata nostra madre”. Questa è la prova che si può donare
la propria vita per ridare la vita. Anna porta a tutti loro, piccoli e grandi, la
solidarietà e l’amore delle persone che l’aiutano ad aiutare.
A Natale si celebra lanascita di Gesù. Possiamo, insieme, far sì che significhi la
rinascita per tanti ragazzi in carcere.
Grazie per quanto ci permetterete di fare.