Ero in carcere

“Ero in carcere…”

Stasera, tornando a casa dopo una pesante giornata di visita a tre carceri, ho guardato il conta chilometri della mia Toyota e ho visto che ha già percorso 700 chilometri in meno di due mesi!  Ho percorso tanta strada per incontrare e servire Gesù presente nei più poveri dei poveri perché privi di libertà e sovente anche di dignità.

Sulla macchina, che stamattina era sovraccarica, sono rimaste solo delle buste e borse vuote, infatti si era andata via via alleggerendo durante la giornata. La prima tappa il carcere di massima sicurezza di Zomba dove ci attendevano più di 400 detenuti sieropositivi o affetti da  tubercolosi. Per loro avevamo pesce secco, uova e zucchero e un pomodoro tanto apprezzato. I carcerati hanno accesso ai farmaci antiretrovirali e vengono controllati regolarmente, ma ciò di cui hanno estremo bisogno è cibo proteico da unire alle medicine. Questo le prigioni non lo passano e tanti sarebbero morti senza il nostro aiuto alimentare. Il cibo è uguale per tutti, sani e malati anche molto  gravi: polenta con legumi bolliti una volta al giorno per tutti i giorni dell’anno per chi non ha nessuno che lo vada a trovare e gli porti qualcosa di diverso.

Alla lista dei malati abbiamo aggiunto una quarantina di detenuti in condizioni veramente miserabili sia da un punto di vista fisico che mentale, situazioni difficili da immaginare. Quasi non credevano ai loro occhi quando hanno visto lo zucchero, il sapone il pesce ecc. Le loro mani tremavano di bramosia, sembravano bambini. Per loro avevamo anche un pezzo di sapone medicato diviso a metà perché non ne avevo a sufficienza. Uno di loro con tanto sussiego ha chiesto di cambiarglielo perché il coltello era andato per sbieco quindi gli aveva rubato un pochino di sapone. Ma casi miserabili come quelli aiutati ce ne sono molti nel carcere di Zomba. Gente che ha perso la testa o che da anni non vede un familiare. Sogni di poter dare qualcosa a ciascuno per veder rifiorire delle sembianze umane sui loro volti, ma le mie finanze non me lo permettono. Gesù deve ancora attendere.

Che consolazione invece quando ho detto ad uno di questi detenuti che stava bene e non capivo perché era insieme agli altri. Uno di quelli che mi aiutava mi ha allora ricordato che era uno dei detenuti più bisognosi aiutati nel mese di luglio. Incredibile il cambio fisico che aveva fatto con il poco aiuto ricevuto da noi! Belli i miracoli della carità!!!

A Zomba ci sono 30 condannati a morte che ci attendono ogni mese. Siamo le uniche persone che li possono visitare e confortare. Preghiamo con loro e infondiamo speranza mentre porgiamo il dono di un pezzo di sapone, qualche pesce secco e dello zucchero. A volte il dentifricio con lo spazzolino e la crema per la pelle. Dipende dagli aiuti che ricevo. Avevo chiesto al direttore Generale delle carceri il permesso di registrare i loro canti per mandarli in onda su Radio Maria Malawi ma non ha accettato solo perchè sono condannati a morte….. e forse non dovrebbero esistere fin da ora. Grazie a Dio da oltre 15 anni non ci sono esecuzioni in Malawi pertanto si spera che la pena di morte venga tolta dalla legislazione. Intanto c’è stata la revisione di alcuni processi e due condannati a morte sono usciti per aver finito di scontare la pena.

Una trentina di donne con 3 bambini ci attendevano nel loro reparto. Stanno meglio di tutti gli altri detenuti, ma  sono felici quando le vado a visitare e possiamo pregare e cantare insieme anche se per poco. Sette di loro sono state condannate a vita, alcune parecchi anni fa, ma non c’è ancora stata revisione del processo. Stiamo cercando di ricuperare i loro fascicoli alla High Court per fare appello in cassazione per riuscire ad avere la sentenza mutata in un certo numero di anni di reclusione. Qui carcere a vita significa che si muore in prigione.

Oggi abbiamo lasciato nel carcere di Zomba tanto materiale didattico: quaderni, penne, matite, gesso, risme di carta, righelli ecc. perché da lunedì 8 settembre le scuole hanno riaperto i battenti. E’ il terzo anno che la Fondazione tedesca Johannes Beese ci manda un notevole contributo per fornire le scuole all’interno delle carceri che noi visitiamo. Per me è una grande soddisfazione perché la scuola è uno dei mezzi più efficaci per il ricupero dei detenuti, la chiamo l’autostrada per da percorrere per chi vuole raggiungere un nuovo futuro. Anche nel carcere minorile di Mikuyu abbiamo lasciato il materiale e con gioia abbiamo visto i ragazzi durante le lezioni fatte dai loro coetanei, con qualche conoscenza in più, rispettati e riveriti come se fossero grandi professori.

Nella zona di Mikuyu a circa 15 km. da Zomba, ci sono due carceri: uno giovanile e l’altro per adulti. Ci fermiamo prima dai ragazzi lasciando  per tutti sapone e zucchero mentre per i sieropositivi ci sono alimenti proteici che mancano nella povera dieta carceraria. Mi colpisce sempre l’urlo dei ragazzi detenuti, seduti nel cortile interno, quando mi vedono entrare. E’ venuta nostra madre! E’ vero! Molti di loro non hanno visto la mamma da quando sono entrati in carcere e ogni mese accolgono me come tale.

Nel pomeriggio inoltrato visitiamo Mikuyu 1, carcere con oltre 200 detenuti adulti che lavorano la terra come trattori umani. Mentre salivamo la collina guardavamo le distese di terreno coltivato la Solo dalle linee dei solchi si poteva dedurre che erano stati fatti a mano, con la zappa dal manico corto che usano qui. Qui si dice “carcere di lavoro duro” e a Mikuyu 1 lo è veramente nella coltivazione di tanta campagna.

Arrivata a casa, mentre tolgo dalla macchina le mie cose personali rivedo alcuni dei volti incontrati nella corsia  N° 11 dell’ospedale generale di Zomba, costruita proprio per i carcerati. Ogni mese la visitiamo e la chiamo l’anticamera dell’inferno. Oggi la situazione era discreta e non c’era nessuno in fin di vita. Solo alcuni detenuti molto anemici ai quali abbiamo potuto dare un supplemento di latte in polvere. Se fossimo più vicini si potrebbero visitare ogni settimana, ma il diesel costa molto, la macchina consuma e 80 chilometri sono tanti perciò non possiamo permetterceli più di una volta al mese.

Chiudo la macchina e la guardo con amore e riconoscenza grande verso chi me l’ha donata. E’ la mia inseparabile compagna, che mi permette di percorrere centinaia di chilometri ogni mese per visitare 11 prigioni. E’ la testimone di tante gioie e non poche delusioni, di giorni segnati da grande speranza e da scoraggiamenti altrettanto forti, sfoghi di rabbia e di dolore nel vedere calpestati i più elementari diritti umani. Come il giudice per i minori che non fa una piega quando gli dico che un ragazzo è ancora nel carcere minorile di Bvumbwe dopo che il suo tempo era scaduto da un anno intero, neanche fosse stato in vacanza!

A volte mi interrogo sul senso e sulla validità del mio apostolato nelle carceri, mi chiedo se valga la pena proseguire, ecc. ecc. E’ allora che l’esempio e le parole di Papa Francesco mi danno nuova forza, coraggio e speranza per continuare a visitare Geù che ci ha detto “Ero in carcere e siete venuti a visitarmi” Mt. 25

 

Anna Tommasi

Missionaria FALMI in Malawi